Adalberto Dallacasapiccola

Per Adalberto

Adalberto ci ha lasciato da pochi giorni. Accudito dalla sorella, nella casa di famiglia a Recanati ha trascorso lì gli ultimi brutti mesi di una lunga e bella vita.

A Roma al Circolo, nei Circoli di Bridge di tutto il Paese Adalberto Dallacasapiccola era il Marchese. Non solo e non tanto per il titolo che un suo trisavolo aveva acquisito a Vienna alla Corte asburgica, ma soprattutto per la sua squisita educazione e i modi e il vestire sempre eleganti.

Lo voglio qui ricordare raccontando due aneddoti per i tanti amici, i compagni di squadra e gli avversari al tavolo che, come me, hanno avuto il piacere di dividere con lui tanti anni della nostra vita nel Bridge agonistico e non.

Adalberto ha attraversato gli anni più belli e gloriosi della storia del nostro bridge giocando per ben oltre mezzo secolo ad alti livelli, conquistando una moltitudine di medaglie – anche una, forse più, olimpica – pur non avendo la fama e la caratura di Giorgio Belladonna, suo grande amico, e, non me ne voglia, direi neppure quella di Fulvio Ricciardi, altro grande giocatore romano, suo compagno di coppia per tantissimi anni e amico fraterno.
Eppure Adalberto aveva una qualità che fa del giocatore un Campione… sapeva vincere. A mio modesto giudizio, la qualità più importante.

E veniamo al primo aneddoto.
Inverno di tanti anni fa. A Venezia quell’anno si giocava anche un Torneo internazionale al Casinò d’Inverno. Con Adalberto arrivammo il giorno prima e la sera mi invitò a cena al Casinò, dove era di casa. Dopo una bella cena in una comoda saletta, me dolente, mi portò alle sale da gioco. Per non so quanto tempo stemmo lì, io bighellonando e lui studiando la situazione e aspettando pazientemente un’opportunità. Finalmente si accostò un po’ più ad un tavolo di Roulette e depose alcune grosse fiche rettangolari. Vinse. Rigiocò. Rivinse. Mi sembra, ancora una terza volta, o forse no. Non ricordo bene. So comunque che le sue giocate finirono lì. Ancora un po’, poi andò alla Cassa dove le fiche divennero, almeno per me studente squattrinato, un mucchio di soldi.

Il secondo aneddoto non poteva che essere del tavolo di bridge. Lui in coppia con Fulvio (Ricciardi) io con Giorgio (Belladonna).
Mi sembra fosse un semplice duplicato serale. Uno dei tanti, in cui al Bridge Roma di via Mercadante – dove Adalberto si faceva generoso e raffinato padrone di casa – ai due tavoli si alternavano ottimi giocatori. I due Paoluzi (il papà e la mamma della nostra Simonetta, Nazionale da anni). La mamma di Simonetta, Marina, anch’essa Nazionale, per anni è stata compagna di squadra e di coppia di un’altra ottima e vincente giocatrice, Stefania Maggiora, amica da sempre di Adalberto col quale per anni ha passato insieme la notte… al telefono, a parlare ovviamente e soprattutto di bridge. Entrambi nottambuli e insonni. Poi c’erano i Naggar, che avevano condiviso con Benito (Garozzo) l’Egitto del secondo dopoguerra e raffinato il proprio bridge in quella splendida città che deve essere stata Alessandria, prima che il Canale di Suez fosse nazionalizzato. Come poi non ricordare ancora Fulvio (Ricciardi), Gigi Romano, fortissimo e terribile compagno di misto di Stefania (famosa, almeno a Roma, la Legge di Gigi che dice se il compagno apre di un senza , gli avversari non intervengono, e tu hai un vuoto allora il il tuo compagno ha i punti in quel colore). Paolo Frendo, buon giocatore e ottimo scrittore di bridge. Poi i due Manca, lui grande teorico – tra i creatori del Fiori Romano – e giocatore e soprattutto innamoratissimo e pazientissimo di una moglie a cui il bridge era come l’acqua santa al diavolo. E poi ancora i due Mayer, belli e eleganti. I due Mondolfo, appassionatissimi e sempre presenti. E infine, coi pantaloncini corti o quasi, il piccolo-grande Fulvio Fantoni a cui Adalberto insegnava i primi segreti e l’arte del bridge – merito e non di poco conto.

Quella sera Adalberto stava giocando, guarda caso, 3SA.
In mano aveva :
A K J 9 2
A K
9 5 4
A 8 7
dopo una licita, in cui il dichiarante aveva mostrato una mano di 18/19 punti e la quinta di picche, Giorgio attaccò di 10. Scese il morto con:
10 4
J 8 5 4
K Q 6
Q 10 4 3
Con 27 punti in linea e un bel colore di sviluppo a picche il contratto sembra corazzato.
Adalberto preso di asso giocò subito il 7 per assicurarsi la nona presa nel caso che la donna di picche fosse fuori.

Giorgio mise il re e, senza proprio pensarci, rigiocò il fante di quadri.
Il re del morto rimase in presa. Ora il 10 a girare. Vincente. Ancora picche. Fante dalla mano, catturato dalla donna di Giorgio.
Questa era la situazione quando Giorgio giocava una cartina di quadri:

J 8 5
Q 6
Q 10 4

A K 9
K
9 5
A 8

“Sto cavolo di Belladonna!” avrà pensato Adalberto. Io dall’altra parte del tavolo gongolavo pregustando il down.

Che carte avreste messo al posto di Adalberto?
Adalberto, ben sapendo contro chi stesse giocando, fece il ragionamento che lo portò alla conclusione vincente. In presa col re di fiori, Giorgio ha capito che il dichiarante avrebbe fatto le sue nove prese. Quattro picche, due cuori, una quadri e due fiori. Se avesse rigiocato cuori, col nove ora secondo in mano sua, avrebbe potuto incassare solo una presa per seme .
Come trovare il down ?
… A quadri. M , anche qui purtroppo, l’asso era in mano sua .
E allora?
“Facciamogli credere il contrario!”
“Non credo proprio” rispose Adalberto .
Adalberto chiamò il re. Che fece presa. Semplice. Se io, che ero il compagno di Giorgio, avessi avuto asso e dieci di quadri quarti non ci poteva fare nulla. Ma se così non era allora Giorgio con fante e dieci di quadri con che carta la prima volta avrebbe mosso il colore? Col fante? No di certo!! Con la cartina!!! Qualsiasi giocatore al mondo sulla cartina avrebbe giocato la posizione dell’asso piazzato mettendo un onore piuttosto che quella del fante e il dieci stando basso .
Avete capito che popò di scontro tra titani! Giorgio aveva giocato il fante, simulando fante e dieci , e Adalberto, che aveva capito tutto, il secondo giro aveva messo la dama.
Bridge di altri tempi ?
Grazie Marchese per averci fatto compagnia e ora caro Adalberto riposa in pace con tutto il grande affetto dei tuoi amici:
Stefania , Bruna, Nicla, Giulio, Rita, Carlo, Tonino, Peppe, Oriella, Paolo, Pietro, Silvio, Fulvio, Claudio e Andrea.

Andrea Mazza

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