Vittorie e carte bollate

Si sono concluse le semifinali dei World Games bridgistici, stasera, e conosciamo i nomi delle squadre che nei prossimi due giorni si contenderanno il titolo. L’Italia open è in finale, dopo aver vinto una vera e propria battaglia contro l’Argentina padrona di casa, mentre l’Italia Mixed è stata eliminata per un solo punto dalla Polonia.

Si tratta di una vicenda fastidiosa da vivere e da raccontare, perché gli azzurri avevano vinto sul campo, ma un reclamo relativo all’ultima mano presentato dai polacchi è stato accolto, e ha spostato 10 MP: la nostra vittoria era purtroppo esattamente di 9, per cui il nome della finalista è cambiato in virtù di questa decisione arbitrale.

Partiamo quindi necessariamente dal fondo, nel racconto della giornata, per spiegare cosa è successo. Dopo un turno al confronto del quale un ottovolante sarebbe sembrato un treno locale, la squadra azzurra aveva sorpassato per l’ennesima volta alla penultima mano, nella quale la Polonia aveva chiamato un grande slam battuto da una distribuzione sfavorevole:

Zatorski in Ovest gioca il grande a cuori su attacco atout di Attanasio. Batte le atout e affranca la picche, ma la 4-1 gli toglie uno scarto e lo costringe all’impasse a fiori che non va: un down. Si potrebbe pensare di tagliare una quadri al morto prima di battere le atout, ma allora mancherebbero gli ingressi per l’affrancamento delle picche in caso di 4-1.

Dunque l’Italia, che era dietro di 5 MP, si ritrova improvvisamente avanti di 9 grazie a questo (chiamiamo le cose col loro nome) colpo di fortuna. Tutti ci auguriamo ora che compaia una piatta mano di parziali, dove non si possa fisicamente spostare più di tanto, ed ecco invece l’ultimo board.

Esce rapidamente il risultato della sala aperta, dove Zmuda e Marcinowski hanno chiamato questo ottimo 6 fiori, e passiamo vari minuti con le dita incrociate sperando che i siciliani in chiusa siano altrettanto bravi, così come accade: 6 fiori fatte, Italia in finale.

Ma subito arriva dall’Argentina la notizia che proprio questa mano è in contestazione per una pensata troppo lunga; e dopo circa mezz’ora, veniamo a sapere che il reclamo è stato accettato, e che ha spostato esattamente 10 MP: per cui è la Polonia a andare in finale, per un solo MP.

La dichiarazione dei nostri è stata: 1 cuori (Attanasio in Nord) – 2 quadri (Manara in Sud) – 2 cuori – 3 fiori – 3 SA. A questo punto Gabriella riapre a 4 fiori, e dopo qualche cue bid la coppia chiude a 6 fiori.

La chiamata di 3SA di Attanasio è stata “pensata”, e la tesi polacca è che abbia aiutato Gabriella Manara nella riapertura: cioè, che il 4 fiori sia stato influenzato da una INA, una informazione non autorizzata. L’esame delle telecamere mostra che il carrello è rimasto in mano a Dario per 22 secondi: tanti o pochi? Ho sentito Dario, che mi ha detto che la dichiarazione di 2 quadri era ambigua (debole o forte), per cui la certezza di una situazione forcing manche l’ha avuta solo vedendo il 3 fiori sul carrello; inoltre, 3 fiori non garantisce il palo (potrebbe mostrare anche solo valori). Dario ha avuto bisogno di tempo per elaborare queste informazioni e decidere che, se la mano era realmente forte e bicolore, avendo lui mostrato una bilanciata, avrebbe potuto riaprire la compagna (come in effetti è successo), e che la cosa giusta era mostrare il biuon fermo a picche con 3SA: ma, ahilui, non è stato abbastanza veloce.

Ho letto il commento molto amareggiato di Versace sui social, e sono venuto a conoscenza che esiste una regola per cui fino a 21 secondi la pensata non è penalizzata (perché proprio 21?): e i secondi, come ho detto prima, erano 22. Ma la regola – che come ho detto non conoscevo – non può essere così generale: ad esempio pensare 22 secondi sull’apertura del compagno è un’enormità, mentre farlo quando l’avversario ti sottoapre, per dire, a 5 quadri è un battito di ciglia. Quando era complessa la situazione che stava analizzando Dario? Dopo quanto tempo era giusto sanzionarlo?

Incidentalmente, Madala e Bianchedi hanno dichiarato proprio come i due siciliani, e mi è facile supporre che la licita dell’argentino non sia stata “veloce”: è impossibile esserlo, con quelle carte e in quella situazione. Anche questo paragone avrebbe potuto forse essere considerato nel giudizio.

Niente, gli arbitri hanno deciso che la INA c’era e che senza di quella il sospetto che Manara non avrebbe riaperto era tangibile: e, va detto, è una decisione da rispettare, legittima e compatibile con gli avvenimenti quindi non ingiusta, ancorchè discutibile e discussa. Cosa ne è derivato? Che è stato assegnato il contratto di 3SA, e ora gli arbitri dovevano decidere quante prese sarebbero state fatte.

E quiè arrivata l’ulteriore beffa: perché 3SA+3 avrebbe spostato 9 MP a favore dei polacchi (con relativo spareggio), mentre 3SA+2 avrebbe fatto scattare il decimo MP. Ora, se guardate la mano, vedete che se il giocante cattura K-10 terzi di fiori fa dodici prese, mentre se fa semplicemente l’impasse paga il K e si ferma a undici. Purtroppo la manovra statisticamente corretta è quella perdente, e così hanno giocato praticamente tutti quelli che erano alle prese con questo contratto. E se d’altra parte il K fosse stato secondo in impasse, legittimando le dodici prese, certamente nell’altra sala sarebbe arrivato il 6 fiori+1 che avrebbe riportato lo scarto a 10 MP. Per cui gli arbitri non hanno potuto fare altro che prendere atto del risultato della sala e ricopiarlo sul nostro score, consegnando vittoria e finale ai polacchi.

Le decisioni arbitrali in qualche modo fanno parte del gioco, anche se non ne sono né la parte più nobile né la più gradevole, e vanno accettate anche quando non si condividono: e ovviamente, sulla nostra obiettività nella questione siamo i primi a non giurare (eufemismo). Però il fastidio e il disamoramento nel vedere, ancora una volta, una vittoria assegnata dalle carte bollate e non dal gioco giocato è in me insuperabile. Che dirvi, sono persona d’altri tempi (ahimé) e questi costumi non li so indossare. E come si fa a raccontare una giornata di bridge stupenda come quella di oggi, nella quale il nome della finalista è cambiato cinque volte nelle ultime sedici mani, sapendo che è stato tutto inutile e che l’unica cosa che contava erano i ventidue secondi di Dario, che se fossero stati ventuno gli avrebbero dato la vittoria? E’ questo il bridge che ci appassiona?

Scusate lo sfogo personale. Cambiamo pagina e raccontiamo invece della bella vittoria della squadra Open. Bella e difficile perchè gli argentini, dati per perdenti più meno da tutti i commentatori (quorum ego), hanno sì perso, ma contendendo ogni punto con tenacia ai nostri, rientrando in partita innumerevoli volte, dopo che i nostri pensavano di averli staccati definitivamente: fino alle ultime due mani nelle quali, a risultato fortunatamente acquisito, hanno piazzato un uno-due che ha dimezzato lo scarto. E meno male che non c’era più spazio per un’ulteriore rimonta…

Gli italiani sembravano aver chiuso il conto nel quarto turno, primo della giornata, nel quale si erano seduti a -3 per alzarsi al termine a +35. A 5 mani dalla fine il nostro vantaggio era modesto (11-5), poi si è improvvisamente impennato:

Bianchedi apre 1SA in Est, e questo trasporta gli argentini al solito 3SA sottopeso; Versace attacca con due pezzi di cuori e muove poi fiori su cui il morto inserisce il 9 restando in presa. J di quadri per la Q di Versace che non ha mosse vincenti: se incassa la cuori, il J è la nona presa, e se fa qualsiasi altra cosa il giocante cede la quarta picche a Sementa, che non ha cuori per il compagno.

Quando Donati apre 1 picche siamo abbastanza certi che la mano ci costerà, perché come prevedibile Percario dice 1SA, che dovrebbe restare il contratto finale: ma non è certo illogica la riapertura a 2 cuori di Camberos in Sud, è solo molto sfortunata perché si ritrova un compagno che non partecipa e un grattacielo di cuori dietro la schiena. Tre down in zona vale 800, che è esattamente il doppio del 400 marcato da Bianchedi in chiusa.

Alla mano successiva arriva un altro swing, che presentiamo in forma di problema di attacco:

Una sequenza gazzilla vi dice che il morto scenderà con una mano forte semibilanciata o bilanciata e la quinta di picche, mentre il giocante ha risposto 1SA su 1 picche e poi ha solo interrogato. Cosa attaccate?

Questa era la mano completa.

Rizzo ha attaccato cuori e Percario, in presa con il K sulla Q di Sud, ha sbloccato le fiori, è rientrato con la Q di quadri, ha incassato la Q di fiori ringraziando per la divisione gentile, e nel finale si è pure fatto una picche perché Nord è andato in squeeze e ha dovuto scartare una cuori vincente: manche mantenuta senza sospettare, suppongo, che nella mano ci fosse un problema.

Ma provate ad attaccare quadri come ha fatto Sementa, con le carte di Nord, Se vinciamo con l’Asso, rendiamo problematico l’incasso della terza vincente a quadri; e forse potremmo avere bisogno delle picche per arrivare a nove (non abbiamo ancora visto cadere le fiori). Invece, se anche rinunciamo all’ingresso sicuro a quadri, una volta sbloccate le fiori abbiamo ben due K per rientrare: ce ne sarà uno che prende, che diamine.

Il risultato potete vederlo, le tre fiori rimangono appese sul ramo e le tre prese di differenza significano due down.

Ma arriva un terzo swing a consolidare ancora il nostro vantaggio:

A entrambi i tavoli apre Nord 1SA, ed Est sbarra a 3 picche. Ora ci si differenzia: Camberos passa, Percario rialza a 4 picche e dopo due passo Sud contra per un inevitabile down. Versace invece contra 3 picche e poi, sentendo che Sementa non contra 4 picche, mostra la bicolore generica con 4SA. Si gioca quindi 5 fiori e si cedono solo le due quadri.

Nel quinto tempo il copione è simile a quello di tanti turno degli azzurri: avversari in fuga, e colpo di coda finale italiano. A metà siamo sotto 25-3 e abbiamo di nuovo l’Argentina alle costole: ecco un guadagno dei gauchos.

Sembra una manche di battuta, ma Manno che la gioca in Sud taglia il secondo giro di fiori e gioca Asso di cuori e J facendolo girare e cedendo in atout la quarta presa alla difesa.

Chiaramente non è il modo canonico di muovere il seme; penso che Andrea abbia piazzato dieci punti in Est (A-K che aveva visto, e almeno il K di quadri per il mancato attacco), per cui ha pensato che con 12 e la quinta di fiori (Rizzo aveva dato il conto pari) Est avrebbe avuto l’opzione di entrare in licita. Tutto giusto ma per una volta Lucena era stato prudente e non si era messo in mezzo: l’operazione è riuscita ma il paziente è morto, come si dice.

Il nostro recupero finale parte da questo colpo psicologico molto fine proprio di Andrea Manno:

In chiusa Donati in Est apre e dichiara i suoi due semi per cui quando gli argentini arrivano a 4 cuori Percario non fa fatica a dare il taglio a fiori al compagno: le due prese di quadri completano il down. Lucena in aperta non apre, lo fa Manno con 1SA, 3 fiori Puppet Di Franco, 3 quadri Manno, 3 picche Di Franco contrate da Est, Sud con 3SA mostra un buon fermo e ora Max, che le picche le controlla pure lui, decide che è il contratto giusto.

Peccato che manchi il fermo a quadri, per cui la difesa può incassare le prime sei. Non so quale demone abbia ispirato Lucena nel chiedere l’attacco picche con AK quinti a quadri, ma viene ahilui obbedito: picche su cui Manno mette subito il Re per giocare quadri (!). Lucena fila e la Q fa presa. E ora fiori dalla mano, e RIzzo non vuole essere da meno e fila pure lui. E il gioco è fatto: impasse di picche e nove prese spettacolari.

Perdiamo a -12 nel tempo, e ci presentiamo sul rettilineo finale con 23 MP di vantaggio: è qualcosa, ma i tangueros ci sono sempre attaccati alle calcagna.

Tanto è vero che, a metà tempo, si segnano un parziale di 14-0, ed eccoli di nuovo a -9 a otto board dal termine. Davvero bisogna fare i complimenti a questa squadra, che ha combattuto senza paura contro i campioni italiani, minacciandoli costantemente per tutto il KO e arrivando più volte a sfiorare il sorpasso. Bien jugado, Agustin y Alejandro!

Nei sei board successivi l’Italia chiude il match con un parziale di 32-0; ed è del tutto accademico, a questo punto, il recupero finale di 21 MP degli albiceleste, nei famosi due board già raccontati nella semifinale Mixed.

Ecco il primo colpo italiano:

Bianchedi sbarra a 3 cuori e Madala con qualche ragione sale a 4; dopo due passo Sementa contra, pensando che gli stiano sfilando una manche, ma Versace ha poco da dire e si limita a sperare nel down.

Il contratto sembra di battuta (Manno all’altro tavolo ne ha fatte sei) e questo ci agita perché al momento il nostro vantaggio è al minimo. Ma Bianchedi sospetta il singolo fiori e piazza quindi la lunghezza negli altri pali in Est, per il contro. Quindi impasse di quadri, Asso di quadri e K di quadri che Versace taglia mentre il giocante scarta comunque picche, ma il prosieguo è nefasto per lui: fiori taglio, picche sotto Asso (anche obbligato ma comunque brillante), per la Q di Versace e il secondo taglio: un down.

Dq ui è tutta discesa fino all’apoteosi finale, e domani in finale a sorpresa avremo i polacchi che hanno sconfitto, e pure abbastanza nettamente (+29) la corazzata multisvizzera. E’ quindi contro i baltici che andremo a giocarci, nel weekend di Buenos Aires, quelle che una volta si chiamavano Olimpiadi del bridge. E vada come vada, ma spero di poter commentare solo bridge e nient’altro che bridge!

 

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